Come, quando e quanto cresce un’impresa italiana
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Il tessuto imprenditoriale del nostro paese è fatto per la maggior parte di imprese molto piccole. I dati ISTAT del 2019 parlano di quasi l’80% delle imprese italiane collocate all’interno delle microimprese – da 3 a 9 addetti in organico. Il restante 20% è quasi completamente occupato dalle imprese di piccole dimensioni – il 18% circa ha tra i 10 e i 49 addetti. Le imprese di medie e grandi dimensioni – da 50 a più di 250 addetti – sono solo poco più del 2% del totale.
Più della metà delle nostre imprese è attiva al nord Italia, il 29% nel nord-ovest e il 23 nel nord-est. Il nord-est ha un’altissima concentrazione di imprese piccole e piccolissime ma con un’altissima specializzazione produttiva. Ma cosa blocca la crescita di un’azienda? Perchè così tante realtà rimangono con un numero di lavoratori così limitato e non aumentano il personale e la capacità produttiva.
L’impresa familiare
Il tessuto sociale e anche imprenditoriale italiano si basa sulla famiglia. Tre imprese su quattro sono controllate da una sola persona o da una famiglia, ci conferma l’ultimo rapporto dell’ISTAT. Le imprese a conduzione familiare sono il 75% tra quelle con almeno 3 addetti e il 64% tra quelle con 10 addetti in sù. Le imprese italiane sono un’eredità. Si tramandano di generazione in generazione, di padre in figlio, per decenni o anche secoli rimangono in famiglia. Questi passaggi possono essere traumatici o innovativi, portare alla stagnazione, al fallimento o alla crescita e allo sviluppo. Aumento, forse, solo di fatturato e di produzione, ma non ad una crescita di dimensioni, come evidenziano i dati. La gestione dell’impresa, anche se passa da una generazione all’altra, rimane sempre limitata e raccolta.
“Ristorante e gestione familiare”. Entrare in un ristorante italiano con questa scritta sulla porta ci fa sentire un po’ come a casa. Alberghi, b&b, bar, e tutte le imprese del settore ricettivo possono trarre giovamento da una conduzione familiare, ma non sono solo queste imprese nel calcolo: ci sono anche imprese agricole, di servizi, industriali. All’allevatore emiliano o al proprietario di una fonderia del nord-est cosa può tornarne da essere etichettato come impresa familiare. Una forte connotazione individualistica e di nucleo famigliare quella delle microimprese italiane che può limitare il numero di posti di lavoro, gli investimenti, lo sviluppo dell’intera nazione.
Interconnessioni
La mia impresa lavora per la tua, la tua per la mia e viceversa. Molte delle piccole imprese italiane lavorano per altre microimprese o per imprese poco più grandi.
Facciamo un esempio. La Fonderia Gaibotti (www.fonderiagaibotti.com), storica impresa del nord-est – lavora per piccole aziende artigiane a cui servono pochi pezzi e per grandi realtà industriali che esportano in tutto il mondo. Potevamo prendere ad esempio, però, migliaia di altre pagine “Chi siamo” dei siti aziendali italiani.
Le nostre microimprese lavorano come “artigiani conto terzi”, bravissimi artigiani sicuramente, che utilizzano, però, le loro capacità per lavorare pochi elementi che rivenderanno ad altri. Se si è già così interconnessi, perchè non pensare ad una fusione o ad una acquisizione, per cercare di diventare grandi insiemi? Meglio rimanere piccoli, o forse no.
Pro e Contro
Essere piccoli può avere dei vantaggi: la comunicazione con i clienti/fornitori e con i dipendenti è diretta e non ha i passaggi tipici delle grandi aziende, una gestione familiare è sicuramente più umana e vicina alle esigenze sia dei clienti che dei propri dipendenti, si limitano gli investimenti nella forza lavoro.
Sono molti, però, anche gli svantaggi: gli investimenti per formazione, innovazione delle dinamiche aziendali possono essere elevati, una grande azienda può spalmare; il peso che una piccola azienda può avere sulle decisioni politiche e sociali è limitato.
Visto i dati della realtà imprenditoriale italiana, forse per i nostri imprenditori il rimanere “piccoli” è un vantaggio, più di uno svantaggio. Altrimenti non si spiegherebbe come mai moltissime attività non crescono. Ma forse le cause sono ricercabili più che in economia, in politica. Il costo del lavoro e le politiche lavorative italiane favoriscono la crescita delle aziende della nostra penisola? Certamente no, un costo del lavoro elevato e l’incertezza sulle politiche del lavoro rendono il nostro paese prolifico solo per piccoli/medi imprenditori. Si confida nelle future decisioni politiche, o meglio ancora nello spirito imprenditoriale che ancora ci contraddistingue.